Mag 05

Italicum, ecco come muore una democrazia.

Se ce lo avessero raccontato anni fa nessuno ci avrebbe creduto.

Erroneamente si credeva che la democrazia fosse una conquista ormai acquisita, un punto d’arrivo da cui non era più possible tornare indietro. Evidentemente solo oggi comprendiamo l’errore in cui siamo caduti. Matteo Renzi e la parte del PD che purtroppo lo segue, hanno messo la parola fine alla forma repubblicana del nostro Stato.

Ovviamente ogni dittatura inizia così. Il golpe si consuma rompendo l’equilibrio tra i tre fondamentali poteri dello Stato ovvero quello legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario. Talvolta tale rottura avviene con il sangue, altre volte, avviene modificando le leggi che dovevano rendere impossibile tutto questo. In Italia il porcellum ha posto le basi al colpo di Stato. Peraltro trattasi di una tipologia atipica di colpo di Stato poiché in passato chi saliva al potere lo voleva detenere per se stesso. I moderni golpisti (davvero scadenti anche nell’ambizione personale) lavorano invece per conto di terzi, la finanza che controlla UE e gran parte del globo. Ma andiamo con ordine.

Il porcellum ha inciso negli equilibri istituzionali. Ciò in quanto ha reso il Parlamento un organo composto da meri nominati, ovvero dagli uomini scelti dai partiti formando le liste e non dagli elettori per mezzo delle preferenze, come impone la nostra Costituzione. I nominati, per definizione, sapevano (come sanno oggi) che qualsiasi opposizione alle scelte del partito avrebbe certamente comportato l’esclusione dalle successive elezioni. Senza preferenze individuali il peso dei parlamentari è stato azzerato ed i più hanno purtroppo anteposto la poltrona al rispetto delle proprie idee, con buona pace del divieto del cd. vincolo di mandato. Ovvero quello strumento fondamentale di democrazia che lascia libero il parlamentare eletto di decidere in coscienza su ogni provvedimento, senza subordinazione al partito in cui è stato eletto.

In più il porcellum garantiva un premio di maggioranza che consentiva alla lista vincente di avere la maggioranza assoluta alla Camera e ciò senza alcuno sbarramento per raggiungerlo. Per il Senato la legge invece prevedeva che la lista o la coalizione che otteneva la maggioranza nella regione ma che, sulla base dei voti effettivamente conseguiti, non avesse comunque ottenuto il 55% dei seggi assegnati, avrebbe in ogni caso avuto diritto al 55% degli stessi.

Ovviamente il modello costituzionale impone che il voto debba essere libero, diretto, eguale e personale e pertanto la legge elettorale è stata dichiarata incostituzionale con la sentenza n. 1/2014, benché la sentenza risulti palesemente illogica nella parte in cui ha maldestramente trattato gli effetti della pronuncia (clicca qui per un articolo specifico sul tema). La Cassazione, con la successiva pronuncia 8878/14, ha poi rincarato la dose ricordando come in vigenza del porcellum si sia verificata una grave alterazione del sistema di rappresentanza democratica. In sostanza la democrazia è stata sospesa e proprio a democrazia sospesa il governo Renzi ha deciso di superare il porcellum andando oltre e completando la distruzione dell’equilibrio tra poteri dello Stato senza alcun correttivo istituzionale che possa impedire derive autoritarie. Renzi ha infatti abbinato una riforma incostituzionale (fatto indegno se compiuto da un parlamento frutto della violazione della rappresentanza democratica) all’italicum, ovvero la nuova illegittima legge elettorale.

L’italicum riguarda solo la Camera visto che con la riforma costituzionale il sistema bicamerale viene abolito, rimanendo in vita solo l’assurda figura di un Senato non elettivo e svuotato di poteri legislativi. L’italicum dunque rappresenta la pietra tombale della nostra democrazia.

Viene confermata la presenza di capilista bloccati e dunque nominati direttamente dai partiti, con buona pace del voto personale e diretto riconosciuto dalla costituzione. Ancora una volta si avrà un numero sostanziale di parlamentari sottoposti surrettiziamente al vincolo di mandato, precisamente uno per ogni collegio elettorale.

Altresì l’italicum, abbinato allo svuotamento delle funzioni del Senato, consente di porre sempre e comunque un uomo solo al comando visto che prevede che la lista vincitrice della tornata elettorale abbia la maggioranza assoluta in parlamento, maggioranza già acquisibile al primo turno se si supera il 40% delle preferenze oppure ottenibile al ballottaggio successivo anche per un solo voto in più (voto che evidentemente diverrà più eguale degli altri). In ogni caso chi vincerà avrà la maggioranza e potrà controllare anche tutti gli organi istituzionali preposti al bilanciamento ed al controllo dei poteri che la nostra Costituzione prevede. Così il governo del momento potrà imporre le nomine gradite sia in riferimento alla Presidenza della Repubblica che alla Corte Costituzionale ed al CSM, ottenendo ovunque la maggioranza.

Tutto questo nel nome della falsa necessità di legiferare rapidamente imposta dai mercati finanziari che si sono sostituiti in tutto e per tutto alla sovranità popolare che prevedeva (e prevede ancora) la Costituzione. L’italicum è ovviamente incostituzionale visto che i nominati sono illegittimi a prescindere dal loro numero ed il premio di maggioranza esclude sempre e comunque che il voto di ogni cittadino sia eguale all’altro. Una minoranza potrebbe da oggi governare da sola il paese. Speriamo che la Corte Costituzionale sappia cancellare questa legge, le cause sono già in corso (due sono promosse dallo scrivente in collaborazione all’Avv. Claudio Calvello del foro di Padova) ed altre ne arriveranno, aspettiamo in particolare i grandi giuristi che hanno già affondato il porcellum e che hanno promesso battaglia. Tuttavia la Corte sconta già gli effetti nefasti del porcellum. Vi sono state una serie di nomine volute da chi pedissequamente avvalla le politiche di austerità amate dalla dittatura finanziaria UE per cancellare le sovranità nazionali.

Facciamo infine un’ultima riflessione. Merita rilievo il fatto che l’italicum sia addirittura una legge elettorale peggiore di due precedenti storici molto famosi  (non certo in positivo) ovvero la legge Acerbo del 1923 (legge voluta da Benito Mussolini, dunque non certo un democratico) e la cd. “legge truffa” del 1953. Il confronto con entrambe è impietoso.

La legge Acerbo, una legge fascista, era più liberale dell’italicum visto che almeno prevedeva le preferenze, benché il partito che avesse superato il 25% dei voti avrebbe eletto tutti i candidati prendendosi i 2/3 della Camera. Dunque una legge fatta per che consolidare la dittatura in Italia prevedeva, al contrario dell’abberrante italicum, una soglia per far scattare il premio di maggioranza e le preferenze. Surreale.

Anche la legge elettorale del 1953, chiamata dagli oppositori con il duro appellativo di “truffa” era decisamente più democratica dell’italicum. Infatti prevedeva che, per ottenere il premio di maggioranza che garantiva il 65% dei seggi alla Camera dei deputati, fosse raggiunto il 50% più uno dei voti validi. Anche la legge “truffa” fu approvata dalla sola maggioranza con tumulti in aula e la dimissione contemporanea dei Presidenti di Camera e Senato, nonché il successivo scioglimento delle camere da parte di Luigi Einaudi. Alle successive elezioni la maggioranza del 50% non fu raggiunta per un soffio e la neonata Repubblica si salvò consentendo all’Italia, senza governi stabili, ma nel pieno rispetto della funzione sovrana del parlamento, di diventare una straordinaria democrazia ed una solida potenza economica.

Renzi, l’inqualificabile Boschi, ed i membri del PD che hanno votato questa legge hanno eliminato la nostra Repubblica Parlamentare per creare, al suo posto, un Governo che agisca in esecuzione di interessi esterni al Paese ormai ridotto ad un mero protettorato della finanza.

E tutto questo, alla Procura della Repubblica di Roma continua a sembrare normale…

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