Gen 17

Il programma del centro destra dimentica l’uscita dall’euro… un programma oggettivamente inutile al Paese.

Ormai lo sapevamo da mesi. Da quando la Lega si è riavvicinata a Forza Italia, la posizione “no euro” si è gradatamente ridimensionata fino alla completa evaporazione. D’altronde era un fatto abbastanza scontato, dato che Forza Italia ha sostenuto il governo Monti e approvato tutti i principali provvedimenti che in questi anni hanno minato la sovranità nazionale. Non a caso Silvio Berlusconi è tra le persone denunciate da me per delitti contro la personalità giuridica dello Stato, ex artt. 241 e 243 c.p.

Siamo dunque passati dal “mai più con chi siede al fianco della Merkel in Europa” di Salvini e dal “al prossimo che mi dice che la Lega si alleerà con chi propone un programma che non contiene l’uscita dall’euro lo banno” di Claudio Borghi al “non possiamo più uscire dall’euro”, talvolta mitigato dall’uso del termine “subito”.

Il programma che ne è uscito è ovviamente assolutamente privo di qualsivoglia senso. Si è cercato di circuire varie tipologie di elettori. Sicurezza e controllo del territorio per chi si preoccupa maggiormente dell’immigrazione, tasse più basse, tema buono per un pò tutte le categorie di cittadini, ed ovviamente, per i sovranisti, supremazia del diritto interno sui trattati, revisione di questi con fine dell’austerità ed emissione di titoli di Stato di piccolo taglio.

Nessuno di questi punti può essere realizzato all’interno dell’Unione Europea e dell’euro. L’immigrazione non è problema di nostra competenza, come non lo sono le tasse (indirettamente in forza dei vincoli di bilancio) ed i trattati. Su tali materie la sovranità è di Bruxelles. Anzi dire addirittura che si vuole introdurre la supremazia del diritto interno sui trattati pare un goffo errore. I principi fondamentali della Costituzione ed i diritti inalienabili dell’uomo sono già sovraordinati ai trattati, come ribadito dalla Corte Costituzionale anche abbastanza recentemente (sentenza n. 238/2014). Dunque dire di voler fare qualcosa che la giurisprudenza della Corte Costituzionale ha già sancito, pare francamente un far credere che tale sentenza non esista e che dunque le cessioni di sovranità, il bail in, oppure i vincoli di bilancio siano leciti senza  nuovi interventi legislativi. In realtà sono addirittura azioni contrarie al codice penale.

Ma appunto, parlando di vincoli, veniamo proprio al tema dei trattati europei. La loro revisione è possibile solo attraverso l’unanimità degli stati membri. Dunque a patto di non venire da Marte dovrebbe essere noto a tutti che ogni posizione “battipugnista” è unicamente una perdita di tempo, tempo che data la sofferenza dei nostri concittadini, non abbiamo. I trattati non sono rivedibili e peraltro andrebbero cestinati in toto e non semplicemente modificati, il problema degli stessi trascende infatti le regole dell’euro, riguarda la codificazione dell’ideologia liberista che rappresenta la negazione della democrazia in economia e della fondamentale necessità dello Stato di redistribuire ricchezza, affinché non siano in pochi a detenerla e a godere del conseguente potere politico.  La flat tax in questo senso è addirittura contraria poi a ciò che servirebbe al Paese. Noi abbiamo bisogno di ridurre la pressione fiscale, ma non tramite tagli alla spesa pubblica o riduzione dell’evasione. A noi serve più moneta in circolo ergo il saldo contabile dello Stato non può essere in pareggio (a proposito nel programma non è indicata neppure la volontà di rimuovere il pareggio in bilancio dalla Costituzione!), per aumentare la moneta in circolazione occorre fare deficit e per fare deficit, ovviamente, serve la piena sovranità monetaria.

La flat tax dunque finirebbe solo per essere un regalo alle multinazionali che pagherebbero la stessa aliquota delle piccole e medie imprese, di un artigiano o di un lavoratore dipendente. Follia, specie laddove si considera che sono proprio gli eccessivi accentramenti di capitale che vanno combattuti. Laddove si deve essere molto grandi per esigenze produttive, non può che essere lo Stato a prendere il controllo della relativa impresa. Concetti stranoti e inseriti a chiare lettere nei verbali dell’assemblea costituente allorquando si scriveva la Costituzione economica (artt. 41, 42 e 43).

Nel programma poi non troviamo la risposta alla domanda fondamentale: “ma se l’Europa non rivedrà i trattati e metterà fine all’austerità che facciamo?”. L’uscita dall’euro non è presa in considerazione, si accenna solo all’emissione di titoli di Stato di piccolo taglio (i minibot di Borghi? Ma il nome non appare), che saranno usati per pagare i debiti della P.A. Tale operazione sarebbe immediatamente cassata ai sensi dei Trattati da Bruxelles (artt. 3 e 127 TFUE) e dunque i minibot sarebbero rifiutati dal circuito bancario e le ritorsioni di BCE arriverebbero immediate, il che significa chiusura della liquidità alle banche commerciali e fine dell’acquisto dei titoli di Stato con impossibilità di pagare stipendi e pensioni agli italiani. Tale operazione non sarà neppure propedeutica all’exit poiché la reazione di Bruxelles avverrebbe ancora prima di aver stampato i titoli di Stato nel numero sufficiente a sostituire gli altri mezzi di pagamento. Tale operazione richiederebbe molti mesi, addirittura un anno secondo certi “rumors” provenienti direttamente dalla Zecca di Stato. Ma anche se il tempo fosse un paio di mesi, sarebbe comunque troppo, e ciò fermo restando che se i minibot non avranno circolo forzoso svaluteranno e non saranno accettati da tutti. Anche Borghi, l’economista che li ha concepiti, prima affermava tale tesi per poi cambiare opinione anche su questo.

In compenso nel programma troviamo i soliti tagli agli sprechi, macroeconomicamente irrilevanti in questo momento (pur di avere più soldi in circolazione andrebbe bene anche lanciarli dagli elicotteri!). La crisi è dovuta alla scarsità di moneta nell’economia reale e la moneta può essere creata dal nulla!

Per curiosità sono poi andato a riguardarmi il programma di Tsipras, quello con cui è stato eletto al timone della Grecia, ed ho trovato ampie analogie. Anzi il suo programma era migliore quantomeno laddove ricordava la necessità dello Stato, che il centro destra liberista dimentica, di nazionalizzare alcune aziende di interesse collettivo. Ma anche il programma di Tsipras, con le medesime istanze di fine dell’austerità, non poneva al centro la precondizione per la sua realizzazione: l’uscita unilaterale da euro ed UE.

L’exit, lo scriveva anche la Lega Nord prima di pensionare il “basta euro”, deve essere fulmineo. La preparazione va fatta ovviamente prima di andare al governo (dopo sarebbe un atto suicida) e deve comprendere, tralasciando i dettagli minori, un piano industriale dettagliato, comprensivo del piano energetico e il più possibile autarchico, eventuali accordi bilaterali con altre Nazioni (il mondo è ben più grande dell’UE, grazie al cielo), un sistema di pagamenti sotto il totale controllo pubblico (inizialmente possibile solo attraverso moneta telematica o l’uso dell’euro già circolante).

Insomma se non vogliamo continuare ad essere schiavi non è il centro destra che possiamo votare il 4 marzo. E non pensate che questo pezzo sia un endorcement al cinque stelle, il cui programma presenta integralmente i medesimi vizi di quello del centro destra ed è ad esso speculare.

Mi aspetto molto nei prossimi giorni invece da un altro programma elettorale, quello di Casa Pound. Partito che ha modificato alcune imprecisioni del passato (che circolano purtroppo ancora in rete confondendo) e che oggi dichiara con chiarezza che la precondizione per ogni intervento, dall’economia al lavoro, per arrivare all’immigrazione, è il riscatto della sovranità e dunque l’uscita da euro ed UE, strumenti, anzi armi, in mano all’ideologia liberista. Ecco, proprio tale aspetto, la feroce critica al liberismo, che Casa Pound porta avanti con un forte richiamo al modello economico Costituzionale (con buona pace di chi dice che CPI vuole sovvertire la Costituzione), manca in qualsivoglia programma, tranne che in quello dei Comunisti di Marco Rizzo, a cui auguro ogni bene con l’auspicio che gli estremi un giorno possano lavorare assieme dato che condividono oltre il 90% del programma. Proprio Marco Rizzo e Simone Di Stefano saranno anche gli unici a ricordarsi di scrivere nel programma che occorre eliminare le riforme Costituzionali attuate da Mario Monti, rimuovendo dalla carta il crimine del pareggio in bilancio.

Del centro sinistra neppure parlerei visto che essi puntano dichiaratamente a sovvertire la Costituzione e cancellare la Repubblica Italiana in favore degli Stati Uniti d’Europa per così abbandonare il modello Costituzionale per abbracciare il liberismo. Un programma che dunque non dovrebbe superare il vaglio della legge Scelba, data la definitività della forma Repubblicana.

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Avv. Marco Mori, autore de “Il tramonto della democrazia, analisi giuridica della genesi di una dittatura europea”, disponibile su ibs.