Dic 28

Abbiate fede! Ma intanto è ancora austerità…

 
Con il nuovo governo la politica si è trasformata in una forma di religione. Il mantra costante è “abbiate fede”, accadrà qualcosa ci dicono, ma voi mortali non potete pretendere di sapere come e quando. Un motto che è vicino parente, anzi erede, del “fidatevi di me” di grilliana memoria. Con questa religione si lavora per mantenere il consenso della maggioranza euroscettica esistente nel Paese, che altrimenti, se mancasse la fede, si allontanerebbe rapidamente.
 
Mentre si invoca il dogma del mistero della fede, parte anche l’appello per essere (ri)votati in massa alle prossime elezioni europee, ma questi sono dettagli. D’altronde hanno ancora parecchi “parrucconi” da ricompensare con un posto ben retribuito, dunque qualche scranno in più fa sempre comodo. Nel mentre ci raccontano anche che la conquista dell’europarlamento farebbe anch’essa parte del piano oscuro, quel piano che appunto a noi mortali non è dato conoscere. Se poi ti permetti sommessamente di rilevare che il Parlamento europeo non ha iniziativa legislativa e non può modificare i trattati, sei costretto subito a “bannare” decine di troll penta-leghisti che ti danno dell’infedele e chiedono la tua testa. Troll capeggiati, come sempre, dall’impavido Claudio Borghi che su Twitter ha ricordato ai criticoni (che prima però “banna” cautelativamente data la sua manifesta incapacità ad ogni confronto sui contenuti): “avete spiegato ai Troll che l’IVA si contratta ogni anno e che l’anno prossimo se elezioni vanno come spero al posto di Juncker potrebbe esserci Salvini?”.
 
Dunque se Salvini diventa il vertice delle istituzioni europee oggi e, perché no magari un domani, il Presidente degli Stati Uniti d’Europa, allora potremmo fare tutto ciò che vogliamo. Geniale, non capisco davvero perché non ci abbiamo pensato subito già anni fa, quando invece lo stesso Borghi millantava di dimissioni non appena l’euroexit fosse sparito dal programma della Lega o da quello di un governo di cui la lega avesse fatto parte. Forse non ci abbiamo pensato, non siamo stati persuasi dalla sciocchezza inenarrabile dell’altroeuropeismo, perché eravamo perfettamente consapevoli che la commissione europea, che Juncker presiede, non ha, parimenti al Parlamento Europeo, il potere di modificare i trattati. I trattati infatti si modificano solo in un modo, con l’unanimità dei capi di stato dei Paesi membri, e dunque Salvini al vertice della commissione sarebbe inutile esattamente come prima.
 
Una menzione la merita anche il secondo “santone” della nuova religione, ovvero l’ex no euro, Alberto Bagnai. Un altro che grazie alla memoria storica della rete potremmo prendere per i fondelli per una settimana filata, tanto e tale il livello di incoerenza della sua azione politica rispetto alle dichiarazioni rese nel recente passato. Vi ricordate quando prendeva in giro la strategia di Tsipras circa il cambiare l’europa dall’interno? Se non lo ricordate andatevelo a rileggere, merita.
 
Bagnai oggi invece scrive su Twitter, con un tono sprezzante di ogni logica democratica, ma lui può essendo divino ovviamente, che:Vi succederà di non capire. Ci sono due modi di non capire: non capire aspettando di capire, e non capire rompendo i coglioni. Così @matteosalvinimi a una riunione di gruppo (era di maggio). Qui vedo che in molti hanno scelto“. 
 
Una vera fatwa quindi con cui Bagnai scomunica tutti coloro che osano non dimostrare la fede necessaria nel leader. Fede che come tale, non deve avere motivi logici per esistere, deve essere concessa a priori. Gravissimo poi, se si ha a cuore la democrazia, che questo atto di fede debba riguardare non solo i normali elettori, evidentemente indegni di sapere gli intendimenti del divino, ma soprattutto sia richiesto direttamente ai Parlamentari.  Ed effettivamente anche questo governo ha ridotto il Parlamento al rango di ben pagati “yes man” il cui unico compito è quello di premere i bottoni a comando.
 
Così accade che in questi giorni si voti sulla fiducia la legge di bilancio più austera di sempre senza poter fiatare o modificare alcunché. Se si volesse essere ulteriormente cattivi con Borghi e Bagnai si potrebbe ricordare come entrambi enfatizzavano che avrebbero potuto mettere le mani su questa legge e dunque modificarla, peccato che invece la legge sia stata presentata alle commissioni troppo in ritardo per poter attuare qualsivoglia emendamento. Il termine infatti per l’approvazione della legge di bilancio è il 31.12, dopodiché sarebbe scattato l’esercizio provvisorio. In sostanza lo Stato non avrebbe più potuto fare interventi di spesa modificativi rispetto a quanto già previsto in precedenza, dovendosi limitare all’attività ordinaria. Sarebbe così scattato l’aumento automatico dell’iva già previsto con la precedente legge di bilancio e riconfermato dal prossimo anno con quella in corso di approvazione, in modo che il pilota automatico sulle nostre politiche economiche continui a rimanere inserito. Con questo spauracchio si è impedito al Parlamento di dibattere ed intervenire sulla più importante tra le leggi dello Stato umiliandolo esattamente come lo ha umiliato il PD nel recente passato.
 
La nuova legge di bilanciò segna, com’è stato certificato in questi giorni proprio dall’ufficio parlamentare di bilancio, un aumento della pressione fiscale rispetto al PIL che passa dal 42% del 2018 al 42,4% del prossimo anno. Contemporaneamente abbiamo assistito al taglio ulteriore della già insufficiente spesa pubblica, colpite in particolare le amministrazioni comunali, già sul piede di guerra. Guido Crosetto, tra le poche voci parlamentari oggettive sulle manovra, ci ricordava proprio ieri anche del taglio di oltre 3 miliardi previsto per le ferrovie, che come evidente a tutti avrebbero bisogno di più fondi e non di tagli. Come non dimenticare infine il blocco sulla rivalutazioni delle pensioni, che seppur modulato per colpire maggiormente le più alte finisce con l’essere l’ennesimo strumento di deflazione messo in piedi contro il popolo. Drammatico infine il dato sull’avanzo primario, ovvero il saldo complessivo della manovra, che evidenzia inconfutabilmente come sará tolta dalle tasche degli italiani l’astronomica cifra di 35 miliardi (clicca qui per la disamina completa dei saldi scritta da Filippo Burla per il Primato Nazionale).
 
Non serve un profeta per capire che il PIL non salirà affatto delle pur ridotte previsioni fatte dal Governo. Vi ricordo che il solo modo per definire la natura espansiva o meno di una manovra è il saldo complessivo, se c’è disavanzo si immette moneta nell’economia, se c’è avanzo la si toglie e ciò al netto di ogni singolo provvedimento che si inserisce nella manovra. Nel caso di specie è stato inserito ovviamente qualche provvedimento “spot” per circuire i più disattenti, era previsto e prevedibile. Ma questi provvedimenti non comporteranno alcun beneficio all’economia italiana, che avrebbe avuto bisogno di un deficit al 10% per superare la stagnazione in cui versa dall’ingresso del Paese nell’euro.
 
Ma appunto al netto di tutto questo ci dicono ancora che esiste l’occulta strategia del governo, quella che a noi fedeli non possono raccontare perché segretissima. Il nostro nemico, evidentemente secondo questi brillanti strateghi, deficiente ed affetto da amnesia, si dovrebbe essere già dimenticato delle magliette “no euro” di Salvini per cui basta dire il contrario ed il gioco è fatto. In realtà la volontà precisa, la vera strategia, è quella di non fomentare ulteriormente il dissenso no euro e anzi di spegnerlo indirizzandolo verso un più tranquillizzante (per il potere economico) altroeuropeismo.
 
Alla strategia, con queste premesse da logica elementare, ovviamente possono credere solo i più sprovveduti, i tifosi e quelli che sperano in un guadagno personale dall’appoggio di questa maggioranza. Ma a questo punto vi svelo io ciò che frulla nelle teste, spesso vuote, dei no euro che credono ancora nel governo. Ebbene essi pensano che non fare assolutamente nulla e tirare a campare per conservare un certo consenso sia indispensabile fino a quando l’amministrazione americana non farà crollare l’euro per antipatia verso la Germania (che esporta oltre il dovuto) e per paura che un’europa troppo forte possa ostacolare gli interessi americani stessi. 
 
Questa è la posizione anche della minoranza no euro al  governo, non hanno strategie, ma hanno a loro volta fede nella manna dal cielo che ci salverà dai cattivi vincoli di bilancio europei. Nelle more però la linea è assecondare Bruxelles su tutto, non solo sul bilancio ma anche in sede di Consiglio Europeo, ovvero nell’unica sede, appunto quella che vede la presenza di tutti i capi di Stato dell’Unione, in cui sarebbe stato davvero possibile modificare i trattati. Sapete cos’hanno deciso all’ultimo consiglio? Si è svolto il 13 e il 14 dicembre nel silenzio generale e la rotta tracciata è quella di rafforzare l’unione europea, ovvero di cedere ancora sovranità in direzione dell’Unione Politica che sarà formalizzata, almeno nei sui primi ed inequivoci passaggi, già nell’autunno 2019 (clicca qui per leggere il documento ufficiale approvato da Conte). Il tutto in totale coerenza con quanto formalmente richiesto dal nostro governo anche con la missiva del 7 settembre 2018 con cui si è domandata espressamente a Bruxelles l’unione politica e di rendere irreversibile l’euro. Mi riferisco alla lettera a firma del Ministro Paolo Savona uno che di sovranista non ha nulla, ma che da sempre lavora a stretto contatto e nell’interesse dei potentati economici internazionali (clicca qui per leggere le richieste di Savona a Bruxelles).
 
Ecco che si arriva al punto centrale. Mentre chi nel governo detta la linea punta agli Stati Uniti d’Europa, un esercito di dementi ci racconta che invece l’Unione imploderà e che dobbiamo avere pazienza. Se Borghi e Bagnai sono in buona fede, ed è un se grande come una casa, essi credono nella manna dal cielo che, ve lo dico subito, non arriverà mai.
 
Gli USA non sono più una nazione sovrana, sono governati dagli stessi gruppi del grande capitale che hanno fortemente voluto la nascita dell’Unione Europea per espandere il proprio dominio che i singoli Stati nazionali ostacolavano. Perché uno Stato che vuole coordinare gli sforzi economici in un’ottica di interesse collettivo è per definizione una minaccia per chi detiene un grande capitale. La volontà della finanza americana è avere un’europa unita che possa essere da essi controllata e governata. L’austerità d’altronde serviva esattamente a questo, era un mezzo non un fine. Un mezzo per vincere la resistenza di popoli alla cessione della sovranità nazionale. Quello che ci sarà proposto tra qualche mese è solo quanto già annunciato da Weidmann solo poco tempo fa: “volete la fine dell’austerità, benissimo cedete ogni residua sovranità”.
 
In realtà la sola strategia in corso è proprio questa, quella che porta inequivocabilmente alla morte della Repubblica. Peraltro la demenziale tesi che chi comanda gli USA (ovviamente il potere economico e non certo un altro burattino come Trump) voglia la fine dell’UE si smonta facilmente anche con il pensiero profetico di un altro personaggio che oggi qualcuno potrebbe definire “complottista” quanto me. Ma dato il suo spessore culturale è assai difficile farlo. Parlo di Lelio Basso e di quella sua storica frase che ho messo in apertura del mio nuovo libro, in cui vi ho spiegato per filo e per segno la reale rotta politica di questo governo composto da un mix letale di uomini in malafede (pochi), incompetenti (tantissimi) e leccaculo (la stragrande maggioranza).

Ma ecco le parole di Lelio Basso, pronunciate già nel 1949:

“l’America ha bisogno di grandi mercati e l’interesse che l’America dimostra per le unioni doganali, la pressione che l’America esercita per ottenere un’ Europa unita in questo modo, l’interesse ad annullare le frontiere, non hanno per scopo di creare una terza forza, tra USA e URSS, ma semplicemente attestano il suo bisogno di dominare i mercati dell’Europa, di avere un grande spazio a sua disposizione, per poter governare meglio e più economicamente il dominion europeo. Un’Europa che cammina su questa strada, un’Europa che tende ad unificarsi in funzione del capitale americano, è un’Europa che tende a far sparire, che tende a distruggere le piccole e medie industrie; che tende a portare all’esasperazione i contrasti di classe, e a far sentire sempre più la pressione brutale del capitale finanziario monopolistico. La lotta di classe non può che venirne accresciuta, e non può che accrescersi la disoccupazione, che accompagna sempre i fenomeni di concentrazione e di cosiddetta razionalizzazione dell’industria. Ma la piccola e la media borghesia ne sarebbero anch’esse inesorabilmente schiacciate. (…) Ed anche quella decadenza del Parlamento, di cui si è parlato molto in questi ultimi tempi qui da noi, è in funzione di questi fenomeni. I grandi trusts e i grandi monopoli preferiscono risolvere i grossi problemi dell’economia, della finanza e della politica nel chiuso dei consigli d’amministrazione e dei gabinetti dei ministri. Che cosa sanno, per esempio, oggi, il proletariato inglese e americano, che cosa sa lo stesso parlamento inglese della reale portata degli enormi conflitti di interessi che si nascondono dietro la lotta fra sterlina e dollaro?

Abbandoniamo quindi questa illusione di una Unione europea in funzione di terza forza! Noi sappiamo che ogni passo avanti che si fa verso questa cosiddetta unione è un passo avanti sulla via dell’assoggettamento dell’Europa al dominio del capitale finanziario americano ed è altresì un passo avanti verso la formazione di una piattaforma europea in funzione antisovietica

Nei prossimi mesi ciascuno di voi dovrà decidere cosa fare da grande. Volete essere vili collaborazionisti del potere finanziario nella speranza che qualcuno vi lanci qualche carota, idioti che credono nelle nuove religioni e nei suoi imbarazzanti santoni o Patrioti che sono disposti a morire pur di riscattare la nostra sovranità?
 
Voi cosa volete essere? Io ho già scelto… sono pronto alla morte, Italia chiamò!
 
Avv. Marco Mori, CasaPound Italia – autore de “La morte della Repubblica, gli Stati Uniti d’Europa”, Altaforte Edizioni.