Lug 19

Manifestare per Draghi? Può farlo solo un ignorante funzionale.

Surreali prese di posizione dopo l’annuncio delle dimissioni di Mario Draghi da Presidente del Consiglio. Invece che salutare con gioia la possibilità che uno dei peggiori esecutori dei sicari della finanza internazionale lasci la cosa pubblica, alcuni esponenti della società civile si sono lanciati in manifestazioni di sostegno all’uomo di Goldman Sachs .

Si tratta ovviamente di piccoli gruppi di ignoranti funzionali, ovvero cittadini che nulla sanno del curriculum di Draghi e che nulla comprendono delle logiche macroeconomiche ed eversive che porta avanti. Gruppi che comunque hanno ovviamente goduto di grande risonanza mediatica.

Visto quanto accaduto è oltremodo necessario specificare ancora una volta perché Draghi, codice penale alla mano, dovrebbe essere sotto processo da anni e non certo al timone del nostro Paese. Per chi ha meno voglia di leggere vi posto un paio di miei interventi. Subito sotto invece un testo scritto che ripercorre le tappe principali delle nefandezze dell’ex alievo di Federico Caffè, circostanza che esclude alla radice che non conosca quali siano le ricette macroeconomiche che vanno a favore del popolo e quali invece siano contro di esso e a favore delle oligarchie finanziarie.

La carriera di Mario Draghi che interessa ai nostri fini ha inizio nel 1991 allorquando viene nominato direttore generale del tesoro, incarico dal quale guiderà le principali cessioni dei gioielli economici che avevano creato il miracolo industriale italiano e fatto del nostro Paese una potenza economica mondiale di primissimo piano. Fu così bravo nel favorire gli interessi stranieri che immediatamente a fine del suo incarico venne chiamato e premiato da Goldman Sachs di cui divenne Vice Presidente per l’Europa.  Non serve un fine sillogismo per capire che se da direttore del tesoro avesse fatto gli interessi nazionali nessuno lo avrebbe poi chiamato in Goldman.

Sul punto più di tutte fu calzante e spettacolare la definizione che diede di Lui l’ex Presidente della Repubblica Cossiga che lo chiamò “vile affarista” per i suoi “comparuzzi” di Goldman Sach. Vi pubblico il video perché è veramente sempre attualissimo per capire a fondo quanto parte della società civile sia completamente priva di memoria storica.

Cossiga ricorda proprio come Draghi, nel 1992 salì sul Panfilo Britannia, di proprietà della corona inglese, dove incontrò i massimi esponenti della finanza internazionale per discutere dell’apertura della stagione delle privatizzazioni nel nostro Paese. La scusa utilizzata da Draghi in allora è sempre quella che guida le principali nefandezze dei giorni nostri, ovvero ridurre senza alcuna ragione il deficit pubblico. Peccato che Draghi, come allievo di Caffé, sapesse perfettamente quello che ogni economista in buona fede conosce: il deficit pubblico è il reddito netto dei cittadini. Più lo Stato spende a deficit più pompa liquidità nell’economia.  Se lo Stato fa invece austerità (austerità oggi perenne secondo i trattati europei) la conseguenza è solo l’impoverimento generalizzato.

Inoltre uno Stato che cessa il suo ruolo di imprenditore in settori strategici (si rammentino ad esempio l’IRI, l’ENI) è uno stato che per definizione perde sovranità nei confronti dei mercati. Uno Stato in cui la politica deve cedere al ricatto dei più ricchi che ovviamente pensano fisiologicamente ai propri profitti e non al bene comune. Insomma la stagione delle privatizzazioni fu in tutto e per tutto un atto eversivo, punibile come atto ostile contro la personalità giuridica dello stato ex art. 243 c.p.

Ad ogni buon conto, come detto Draghi fu premiato con l’incarico in Goldman Sachs a cui seguì il mandato da Governatore alla Banca d’Italia (2006-2011) e quello alla BCE (2011-2019). In particolare alla BCE Draghi si distinse per la sua straordinaria capacità di ricattare apertamente intere nazioni, sempre per favorire le oligarchie finanziarie. Sono fatti penalmente rilevanti le sue azioni in Grecia, dove sabotò le scelte popolari del referendum contro i memorandum che avevano distrutto l’economia greca, chiudendo la liquidità al Paese e quelle in Italia dove gestì l’avvento di un altro uomo della finanza internazionale quel Mario Monti che mise in ginocchio l’economia riprendendo il filo esattamente da dove la stagione delle privatizzazioni lo aveva lasciato. Draghi entra in carica ufficialmente alla BCE il 1 novembre 2011 ma è già firmatario, per enfatizzarne il contenuto ricattatorio, assieme a Trichet (in allora governatore in carica di BCE) della storica lettera del 4 agosto 2011 al Governo italiano. Lettera che volevano segreta ma che uscì sui media e fu ampiamente diffusa, lettera che dettava l’agenda economica del Paese per gli anni avvenire dietro il preciso ricatto del sostegno della Banca Centrale solo in caso di obbedienza. Una lettera estorsiva dunque che vincolava l’attività istituzionale della Banca Centrale ad una serie di riforme tutte dirette a minare la sovranità nazionale in favore dei mercati.

Vi ripropongo il testo della missiva, manteniamo viva la memoria:

Caro Primo Ministro,

Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea il 4 Agosto ha discusso la situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani.

Il Consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un’azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori.
Il vertice dei capi di Stato e di governo dell’area-euro del 21 luglio 2011 ha concluso che «tutti i Paesi dell’euro riaffermano solennemente la loro determinazione inflessibile a onorare in pieno la loro individuale firma sovrana e tutti i loro impegni per condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali».

Il Consiglio direttivo ritiene che l’Italia debba con urgenza rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali.
Il Governo italiano ha deciso di mirare al pareggio di bilancio nel 2014 e, a questo scopo, ha di recente introdotto un pacchetto di misure. Sono passi importanti, ma non sufficienti.

Nell’attuale situazione, riteniamo essenziali le seguenti misure:

1.Vediamo l’esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita. Alcune decisioni recenti prese dal Governo si muovono in questa direzione; altre misure sono in discussione con le parti sociali. Tuttavia, occorre fare di più ed é cruciale muovere in questa direzione con decisione. Le sfide principali sono l’aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l’efficienza del mercato del lavoro.
a) E’ necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.
b) C’é anche l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L’accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione.
c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.

2. Il Governo ha l’esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
a) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel pacchetto del luglio 2011. L’obiettivo dovrebbe essere un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto dell’1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa. È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l’età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover e, se necessario, riducendo gli stipendi.
b) Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali.
c) Andrebbero messi sotto stretto controllo l’assunzione di indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo.

Vista la gravità dell’attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio.
3. Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell’amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l’efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione). C’è l’esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali.
Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate.
Con la migliore considerazione”.

La banca centrale, che per norma europea, è totalmente indipendente dalla politica e dalla democrazia, si permise dunque con la firma di Draghi di dire cosa andava fatto al nostro Governo. La stessa banca centrale che di lì a poco, con già Draghi Governatore a tutti gli effetti, innescando la crisi dello spread, sostituì il Governo Berlusconi al momento riluttante a cedere ai ricatti dell’oligarchia internazionale (a cui poi per inciso oggi si è completamente arreso) con quel Mario Monti che veniva direttamente da quel mondo, essendo all’epoca Presidente Europeo della Commissione Trilaterale. Per chiudere il cerchio il Governatore uscente della BCE, appunto Trichet, andò a sostituire proprio Monti alla Commissione Trilaterale.

In sostanza, ed è ciò che qui interessa, Draghi cooperò ad un colpo di Stato e subordinò l’acquisto dei titoli di Stato italiani e la sostenibilità del debito all’assoluta obbedienza del governo in carica. Malgrado le tante denunce, anche le mie, a distanza di tanti anni ancora non si sono aperti i doverosi procedimenti penali verso chi ha commesso simili nefandezze. Per comodità vi allego il link dove leggere la denuncia del 2015 nel formato più esteso che resta ancora attuale: clicca qui.

Il resto è storia recente con Draghi che da “estorsore esterno” viene messo direttamente a Palazzo Chigi dove apre il mandato dicendo subito qual è sempre stato il suo obbiettivo, cancellare la sovranità nazionale, ergo cancellare la democrazia visto che in essa la sovranità appartiene esclusivamente al popolo.

E su questo vi rimando a quanto scrissi, nel link anche la trascrizione integrale del discorso in cui appunto Draghi afferma: “Sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione. Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini, ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa”: clicca qui.

Tradotto sostenere il Governo significa togliere al popolo ogni decisione fondamentale per la propria vita, tra cui le fondamentali decisioni economiche e monetarie, per lasciarle nelle mani delle oligarchie finanziare.

Ecco chi è Draghi e ovviamente potrei approfondire molto di più rispetto a questo articolo sintetico… denunciatemi per quanto scrivo e ne parleremo con gioia in dibattimento…

Marco Mori – Italexit.