Dic 06

Lega: un quarto di secolo al servizio del liberismo.

La Lega è oggi considerata da gran parte dell’opinione pubblica un partito “sovranista”. Tuttavia, per comprendere cosa si intenda per sovranismo, occorrerebbe prima dare una definizione a tale termine. Per chi come noi di Vox parla da sempre di sovranismo in necessario collegamento alla Costituzione repubblicana, un partito può dirsi tale solo laddove il suo obiettivo politico sia il pieno ripristino dell’attuazione della Costituzione stessa. Attuare la Costituzione significa riappropriarsi integralmente delle leve di sovranità illegalmente cedute con la stipula dei trattati europei per poi attuare un modello economico socialista in cui lo Stato è protagonista nei settori di interesse strategico e attento controllore di tutti gli altri, al fine che l’iniziativa privata sia svolta, da tutti i consociati, specie quelli più facoltosi, sempre nel rispetto dell’utilità sociale (art. 41 Cost.).

Ebbene va detto con chiarezza che nessuno è più lontano dalla definizione di sovranismo costituzionale di quanto lo sia la Lega, partito che professa la permanenza dell’Italia nell’UE, il mantenimento dell’euro e la riduzione ai minimi termini della presenza dello Stato in economia, in perfetto stile liberista. La Lega è altresì un partito che non ha mai abbandonato l’idea di destrutturare l’unità della nazione con posizioni secessioniste. L’autonomia differenziata di cui oggi tanto si parla cos’è se non un grande tentativo di minare alla radice l’unità nazionale, negando quei basilari principi di ripartizione delle risorse e reciproca solidarietà tra zone più produttive e quelle meno produttive del Paese?

Dietro il falso dogma del “non ci sono i soldi”, realtà che dobbiamo unicamente alle cessioni di sovranità compiute, il razzismo “antimeridionale” della Lega ha avuto da sempre buon gioco e ancora oggi nelle regioni del nord, l’idea di trattenere le risorse finanziarie disponibili, anziché trasferirne parte nelle regioni che attualmente meno producono, attecchisce molto.

In verità più è forte la crisi economica più è facile minare l’unità nazionale. Conseguentemente più l’unità nazionale è debole più la sovranità evapora ed ovviamente, meno sovranità abbiamo, più i rapporti di forza economici sono in grado di sostituirsi con facilità alla politica, condizionandola.

Ma ora per tutti un po’ di storia. Ripercorriamo insieme alcune delle principali nefandezze di cui la Lega si è macchiata nella sua storia, per arrivare ai giorni nostri, giorni in cui, con un’abilissima azione di disattivazione del dissenso perfettamente orchestrata, ha dapprima attirato gli elettori euroscettici e poi li ha convinti, con la forza mediatica a disposizione, ad abbracciare l’idea che l’Europa possa essere cambiata dall’interno in modo diverso da quanto desiderano i vari poteri economici sovranazionali che l’hanno fin dal principio costruita a proprio uso e consumo.

La Lega Nord per l’indipendenza della Padania nasce nel 1989 dall’unione di varie forze autonomiste che ritenevano che i mali del Paese fossero appunto legati al sud Italia. In realtà nel 1989 ci trovavamo proprio in prossimità del compimento del colpo di Stato finanziario che sarebbe stato codificato da lì a poco con la firma del Trattato di Maastricht.

La crisi del debito di cui si parlava in quegli anni e i problemi di “competitività” (termine davvero osceno, l’uomo deve cooperare e non competere anche in economia) millantati dai politici di turno non avevano nulla a che fare con il sud Italia, ma erano in realtà legati a due azioni scellerate commesse qualche anno prima dai nostri governanti, ovvero l’ingresso dell’Italia nello SME (1979), un sistema di cambi fissi che determinava le medesime conseguenze che oggi subiamo con l’euro, ed il divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia, con cui per la prima volta accettavamo limiti di spesa per il nostro Paese.

La Lega era un partito perfetto fin dalle origini per la rivoluzione liberale degli anni 90, viste le sue caratteristiche profondamente anti statali.

Alle elezioni del 1992, in piena tangentopoli, il partito entrò in Parlamento con oltre l’8% dei consensi e da subito diventò protagonista in negativo rendendosi complice di un crimine storico, la ratifica del trattato di Maastricht. Nel 1992 infatti votarono a favore del trattato e della radicale soppressione di sovranità nazionale che esso comportava. Lo spirito ultra liberista del trattato non preoccupò il partito, che anzi vi si trovava in completa sintonia (ancora oggi Salvini chiede ogni giorno meno Stato e più privato). D’altronde per i leghisti la crisi del debito era legata alla spesa pubblica eccessiva (in allora secondo loro dovuta a quelli che Bossi chiamava “terùn”), proprio come affermano i peggiori euroinomani di oggi.

Contrari al crimine di Maastricht furono solo gli “estremi” opposti della politica nazionale, ovvero il Movimento Sociale Italiano che ricordò correttamente anche come la ratifica potesse essere considerata reato ex art. 283 c.p. e Rifondazione Comunista.

L’euro entrò poi in circolazione, come sapete, il primo gennaio 2002 sempre con al timone il governo Berlusconi che vedeva sempre la Lega Nord al suo fianco. Nella sostanza le cessioni di sovranità sono andate avanti sempre nel consenso bipartisan delle principali forze politiche. Nel 2003 la Lega votò anche il trattato di Nizza, per l’estensione, con l’adesione di nuove nazioni, di quella che da lì a poco sarebbe diventata l’Unione Europea. La ratifica parlamentare di Trattato di Lisbona con creazione dell’UE avvenne poi nel 2008, con la piena adesione e voto convintamente favorevole in entrambe le Camere da parte delle camicie verdi con Salvini già presente in Parlamento.

Ma c’è molto di più.

Oltre ai provvedimenti sistemici di cessione di sovranità, la Lega ha votato, anzi promosso in prima persona due dei più importanti interventi legislativi, quanto ad effetti sulla nostra democrazia, degli anni duemila. Parlo ovviamente della legge elettorale meglio nota con il nome di Porcellum e della riforma dei delitti contro la personalità dello Stato.

Esaminiamo i due vergognosi provvedimenti legislativi.

La legge elettorale voluta da Roberto Calderoli a fine 2005, ante Lisbona guarda caso, ha rappresentato un colpo devastante alla nostra democrazia di cui oggi paghiamo ancora tutte le tremende conseguenze. Il punto principale di distruzione democratica del Paese è infatti passato proprio per la creazione di un Parlamento di nominati, ovvero di persone che ottengono il ruolo di Deputato o Senatore, non in base al proprio consenso tra i cittadini, ma in base al fatto che il partito li inserisca o meno nel listino bloccato.

L’incostituzionale abolizione delle preferenze ha creato una classe politica di uomini privi di proprie personali opinioni, ma semplicemente schiavi delle varie segreterie di partito a cui ciascuno doveva la propria elezione e soprattutto la futura rielezione.

Il Porcellum ha in definitiva subordinato l’organo legislativo all’esecutivo, esecutivo che poi di lì a poco si sarebbe definitivamente sottomesso al vincolo esterno con l’approvazione del già citato trattato di Lisbona.

A febbraio 2006, in fretta e furia prima della fine della legislatura, la Lega propose anche la riforma dei delitti contro la personalità dello Stato. Norme praticamente mai applicate nella storia della Repubblicana che tuttavia venivano riformate in urgenza a due mesi dalle nuove elezioni, pare quindi doveroso chiedersi il perché di questa riforma.

Nel merito fu depenalizzato il cd. “colpo di Stato bianco”. Ovvero dal 2006 la cessione di sovranità nazionale o la menomazione dell’indipendenza e dell’unità del Paese sono sempre reato, ma solo se commesse con violenza, requisito che, ante riforma, il codice penale non richiedeva affatto.

Allora si disse che la Lega, sempre secessionista, e fortemente razzista verso il meridione, temeva che il suo stesso statuto rientrasse nell’ambito di operatività dell’art. 241 c.p. In effetti questo era vero, la posizione secessionista era illegale sotto il profilo penale se fosse stata portata avanti con azioni concrete. Ma in realtà, in quel periodo storico, la Lega non aveva attuato alcun comportamento concreto diretto in modo non equivoco a menomare l’unità dello Stato, limitandosi alle sole parole. Non correva alcun reale pericolo per le tesi secessioniste promosse, si sarebbe potuta ipotizzare, al massimo, un’istigazione a delinquere.

Tuttavia è semplice rilevare che in realtà tutti i partiti che avevano votato il trattato di Maastricht avevano già violato l’art. 241 c.p. Dunque ecco la sola ed unica ragione della frettolosa modifica del codice penale, sanare penalmente le cessioni di sovranità compiute e non creare ostacoli alla ratifica del trattato di Lisbona, che infatti la Lega, pur asseritamente indipendentista, votò ancora una volta con assoluta convinzione.

Lasciatemi dire che volere la secessione, cosa che in verità lo stesso Bossi aveva già dai primi anni 90 (lo stile di dire sempre tutto e il contrario di tutto era ben radicato anche allora), per reclamare sovranità da Roma e contemporaneamente poi votare leggi atte a cederla ad organismi sovranazionali, rappresenta davvero un comportamento da analizzare sotto il profilo psichiatrico. Oppure, più banalmente, rappresenta il comportamento di chi, già allora, stava lavorando in nome e per conto di determinati poteri sovranazionali che oggi si sono definitivamente palesati.

Ma i guai causati dalla Lega non sono finiti qui e peraltro quanto già sino ad ora scritto è solo una sintesi, visto che vi sarebbe molto di più da dire se si esaminassero le tante leggi spiccatamente liberiste votate negli anni dal partito.

Veniamo quindi alla storia più recente, al convulso periodo che portò Mario Monti alla Presidenza del Consiglio. Tutto il male dell’austerità si imputa a Monti, ma in realtà il governo di centro destra mise in atto per primo quei provvedimenti che la BCE chiese con la famosa lettera del 4 agosto 2011. Lo stesso MES, di cui oggi tanto si parla, fu lanciato con il Governo di centro destra al timone della nazione. Nonostante la maggioranza di Governo il centro destra non oppose resistenze reali alle richieste di austerità di Bruxelles e anzi Berlusconi stesso, come ricorderete, prima gridò al golpe imputandolo al fatto di aver pensato di lasciare la zona euro, ma poi sostenne con entusiasmo il governo Monti. Con il senno del poi fu più certamente parte del complotto, piuttosto che vittima o quantomeno, nella più benevola delle ipotesi, Berlusconi antepose i suoi interessi economici al bene dell’Italia.

Con maggior precisione ricordiamo che prima della caduta del governo il centro destra, Lega Nord compresa quindi, votò compatto i disegni di legge contenenti le disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012), il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2012 ed il bilancio pluriennale per il 2012-2014, così come richiesti da Bruxelles. Dunque tutto ciò che poi Monti metterà in pratica era stato già deciso anche con la complicità della Lega Nord, che poi subito dopo si metterà strategicamente all’opposizione per assolvere alla fondamentale funzione di serbatoio di raccolta del dissenso, così impedendo a partiti non allineati con le logiche dei poteri sovranazionali di trovare spazio in Parlamento.

Insomma parliamo delle stesse dinamiche a cui assistiamo oggi in cui la Lega dapprima al governo con i cinque stelle ha proseguito nell’austerità licenziando una manovra economica ancora una volta restrittiva con avanzo primario record (ovvero una manovra in cui lo Stato ha tolto dalle tasche dei cittadini più di quanto ha lasciato), ha lanciato la riforma del mes, dell’unione bancaria e il bilancio unico europeo ai Consigli Europei che sono svolti nel giugno e nel dicembre 2018 e poi si è messa a sbraitare all’opposizione contro ciò che aveva già in precedenza approvato (clicca qui per leggere un approfondimento completo sui fatti di questi giorni).

Peraltro, tornando alla storia del Governo Monti, anche dall’opposizione la Lega partecipò a provvedimenti liberticidi come l’approvazione del pareggio in bilancio in Costituzione. Nessuno ricorda che anche se è vero che non ci fu voto favorevole alla riforma Costituzionale, poi Giorgetti, oggi vice presidente federale del partito, convintissimo europeista, predispose il progetto di legge d’attuazione al pareggio in bilancio, quella legge che per intenderci vieta all’Italia addirittura di sforare i vincoli anche in caso di calamità naturali che abbiano carattere solo locale. I terremotati senza casa ancora devono ringraziare questo provvedimento che ha aggravato il crimine della riforma dell’art. 81 Cost.

Sono questi gli anni in cui la Lega, rasa al suolo dai noti scandali interni, lanciò la figura di Salvini (o meglio la lanciò Berlusconi dalle reti Mediaset in cui Salvini sembrava aver preso la residenza). Dalle TV di Berlusconi, il futuro “capitano” ci raccontava di come la loro ostilità a Bruxelles e a Berlusconi fosse totale e di come si doveva prendere una precisa linea politica che mai più avrebbe riportato agli errori del passato. Una perfetta operazioni di marketing per ridare linfa vitale al partito che avrebbe dovuto, negli anni a seguire, continuare a disattivare il dissenso, specialmente tra gli elettori di destra. Per quelli di sinistra, come sapete, fu inventato sapientemente il Movimento Cinque Stelle.

Come sempre stare all’opposizione paga (che questo anzi serva anche a noi di Vox di insegnamento). Allontanarsi dagli ex alleati che avevano fatto il lavoro sporco con Monti fu altrettanto redditizio dal punto di vista elettorale e il consenso della Lega tornò a crescere. Ma ritrovato il consenso ecco che si tornò rapidamente a parlare di alleanza con il resto del centro destra con cui a parole, anche di Salvini (ricordiamo un “mai più con chi in Europa siede al fianco della Merkel”), la Lega non avrebbe più voluto avere nulla a che fare.

Gli accordi per le elezioni amministrative dunque, ovviamente anticipavano già il futuro percorso della Lega e l’abbandono delle posizioni intransigenti di uscita unilaterale dall’euro, che infatti si sono consolidate nell’incredibile inversione ad “U” degli ultimi tempi in cui lo stesso manuale scritto da Claudio Borghi, il noto “basta euro”, è stato messo definitivamente in pensione, cancellato dalla rete e sostituito con un programma assolutamente speculare a quello del PD o di Renzi nel quale si chiede semplicemente che l’Europa cambi verso abbandonando l’austerità.

Tweet come quello con cui Borghi nel 2015 annunciava le sue dimissioni nel caso in cui la Lega si fosse alleata con il centro destra senza l’euroexit nel programma, oggi sono la più oggettiva conferma di quanto il dissenso sia stato sterilizzato con assoluta premeditazione.

Stessa sorte è toccata anche ad Alberto Bagnai, che già dopo sole poche settimane di Lega, fu costretto a cambiare rapidamente linea. La sua giustificazione in rete è stata ancora più sensazionale di quella del socio euroscetticco: “io sono entrato in politica non per affermare le mie idee o le mie strategie, ma per mettermi a disposizione”.

Una frase che ti aspetti dal nuovo calciatore appena acquistato dalla tua squadra del cuore, ma non certo da un Senatore della Repubblica. Si spera infatti che chiunque faccia politica lo faccia per i propri ideali, non per mettersi a disposizione degli ideali altrui in cambio di un ben remunerato scranno.

È bastato poco purtroppo per frodare il popolo italiano, la crisi richiede soluzioni rapide e quindi, anche chi ad un’analisi oggettiva dovrebbe risultare completamente privo di credibilità, diventa nella disperazione e grazie ai media in cui Salvini è ancora oggi stabilmente colui che gode del massimo minutaggio, l’ultima speranza del Paese. Non importa se è una speranza che da oltre venticinque anni poi va esattamente nella direzione opposta a quella che chiedono i sovranisti costituzionali.

Vi possiamo già dire quindi cosa vi riserverà il futuro, una Lega che da qui in poi tornerà a cavalcare l’euroscetticismo e a dare libertà d’azione ai propri front man no euro. Una Lega che tornerà al governo con il centro destra su cui poi scaricherà le responsabilità sugli ulteriori passi avanti verso gli Stati Uniti d’Europa che saranno posti in essere.

La Lega è e resta quella del meno Stato, della distruzione dell’unità nazionale e degli endorsement a Mario Draghi che Giorgetti e Salvini lanciano con continuità immaginandolo addirittura Presidente della Repubblica.

Ma a noi non sfugge che chi il 2 giugno 1992 si trovava sul panfilo Britannia per parlare della liquidazione del patrimonio pubblico italiano con banchieri anglo-americani, chi nel 2011, firmando la lettera di agosto della BCE, chiese espressamente l’imposizione di politiche lacrime e sangue e privatizzazioni su larga scala al Paese per sostenere ancora il debito pubblico nazionale, non può essere oggetto di stima. Insomma un endorsement ad un personaggio che codici alla mano dovrebbe trovarsi imputato in un procedimento penale per aver commesso evidenti, plurimi e reiterati atti di ostilità contro la personalità giuridica dello Stato.

Ecco perché Vox Italia non si alleerà mai con chi attua simili nefandezze con la consapevolezza che la coerenza è la sola linea che paga e che più li lasceremo governare da soli, più il loro consenso ne rimarrà travolto fino a consentirci di arrivare, magari assieme ad altre vere forze sovraniste costituzionali, il 51% del Paese e recedere finalmente dai trattati europei.

Stavolta l’alternativa è nata davvero, ci libereremo dal liberismo.

Avv. Marco Mori – Vox Italia.