Mar 11

Lega Nord, la storia di un partito che ha svenduto l’Italia.

Il popolo italiano sta soffrendo oggettivamente moltissimo a causa dell’austerità che Bruxelles, assieme ad una classe politica di collaborazionisti, ci somministra. Nella totale confusione alle ultime elezioni gli Italiani hanno dato più credito del previsto ad uno dei vecchi partiti che più di tutti ha collaborato negli anni con i nostri nemici.

Con la nuova gestione Salvini, la Lega ha saputo riciclare la sua immagine e la memoria corta del popolo, assieme alla grande disperazione, ha fatto il resto. Così la Lega Nord è tornata ad essere votata da più di un italiano su dieci acquisendo un 18% nazionale che ha fatto gridare alla vittoria. Un 18% che ha purtroppo in realtà disattivato gran parte del vero dissenso, polarizzandolo verso posizioni completamente inutili.

Non c’è quindi momento migliore per provare a ricordare a tutti cosa sia realmente la Lega, anche perché se si dovesse tornare a votare (ipotesi remota ma non impossibile) è prioritario ridimensionare questa stampella dei poteri economici una volta per tutte, ne va della sopravvivenza della Repubblica.

La Lega Nord per l’indipendenza della Padania nasce nel 1989 dall’unione di varie forze autonomiste che ritenevano, con estrema ignoranza, che i mali del Paese fossero legati al sud Italia. In realtà nel 1989 ci trovavamo in prossimità del compimento del colpo di Stato finanziario che sarebbe stato codificato da lì a poco con la firma del Trattato di Maastricht.

La crisi del debito di cui si parlava in quegli anni e i problemi di competitività non avevano nulla a che fare con il sud Italia ma erano in realtà legati a due azioni scellerate commesse qualche anno prima dai nostri governanti, ovvero l’ingresso dell’Italia nello SME (1979), un sistema di cambi fissi che determinava le medesime conseguenze che oggi subiamo con l’euro, ed il divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia, con cui per la prima volta ci auto imponevamo limiti di cassa per il nostro Paese.

La Lega era un partito perfetto fin dalle origini per la rivoluzione liberale degli anni 90, viste le sue caratteristiche federaliste, idipendentiste (di facciata) e profondamente anti statali. Ricordate lo storico “Roma ladrona” del fondatore Umberto Bossi?

D’altronde la Lega entra in Parlamento in piena tangentopoli, lo scandalo che spazzò via anche gran parte della classe politica italiana, specialmente quella che ancora resisteva alla completa abdicazione della sovranità nazionale (penso in particolare a Craxi), così incanalando verso il nulla il voto di protesta contro un sistema politico già morto, a cui il regime violento della finanza internazionale si apprestava a sostituirsi definitivamente. L’ordoliberismo, ovvero il liberismo ordinamentale, era al suo vero inizio.

Nel 1992 la Lega votò a favore del trattato di Maastricht e della radicale cessione di sovranità nazionale che esso comportava. Lo spirito ultra liberista del trattato non preoccupò il partito, che anzi vi si trovava in completa sintonia, d’altronde per i leghisti la crisi del debito era legata alla spesa pubblica eccessiva, esattamente come affermano i peggiori euroinomani oggi.

Ieri come oggi invece, contrari al crimine di Maastricht, furono solo gli “estremi” opposti della politica nazionale, ovvero il Movimento Sociale Italiano e Rifondazione Comunista. Vi ricorda qualcosa dei giorni odierni? Il quadro politico alla fine non è cambiato molto, tranne il fatto che allora le vere opposizioni disturbavano ancora i grandi manovratori dagli scranni del Parlamento.

L’euro entrò poi in circolazione il primo gennaio 2002 con al timone il governo Berlusconi che vedeva sempre la Lega Nord al suo fianco. Nel 2003 la Lega vota anche il trattato di Nizza, per l’estensione, con l’adesione di nuove nazioni, di quella che da lì a poco sarebbe diventata l’Unione Europea e ciò a seguito della ratifica del Trattato di Lisbona. La ratifica di Lisbona avvenne nel 2008, ed è appena il caso di sottolinearlo ancora una volta, con la piena adesione e voto convintamente favorevole in entrambe le Camere della solita Lega Nord.

Ma c’è molto di più. Oltre ai provvedimenti sistemici di cessione di sovranità, la Lega ha votato, anzi promosso in prima persona due dei più importanti interventi legislativi, quanto ad effetti sulla nostra democrazia degli ultimi anni. Parlo ovviamente della legge elettorale meglio nota con il nome di Porcellum e della riforma dei delitti contro la personalità dello Stato. Attenzione sono temi che ho trattato da ben prima della mia entrata in politica, con buona pace di chi pensa che la mia sia strategia (cari miei se ero stratega accettavo il seggio in Parlamento con le camicie verdi!). Trovate un approfondimento dettagliato su questo tema ad esempio nel mio libro, “Il tramonto della democrazia”.

Ma andiamo con ordine nell’esaminare i due vergognosi provvedimenti legislativi. La legge elettorale voluta da Roberto Calderoli a fine 2005, ante Lisbona quindi, ha rappresentato un colpo devastante alla nostra democrazia di cui oggi paghiamo tutte le tremende conseguenze. Il punto principale di distruzione democratica del Paese è infatti passato proprio per la creazione di un Parlamento di nominati, ovvero di persone che ottengono il ruolo di Deputato o Senatore, non in base al proprio consenso tra i cittadini, ma in base al fatto che il partito li inserisca o meno nel listino bloccato.

L’incostituzionale abolizione delle preferenze ha creato una classe politica di uomini privi di proprie personali opinioni, ma semplicemente schiavi delle varie segreterie di partito a cui ciascuno doveva la propria elezione e soprattutto la futura rielezione. Gli stessi cambi di casacca durante la legislatura sono stati fatti in forza di promesse di rielezione e non per aiutare il popolo.

Il Porcellum ha in definitiva subordinato l’organo legislativo all’esecutivo, esecutivo che poi di lì a poco si sarebbe definitivamente sottomesso al vincolo esterno con l’approvazione del trattato di Lisbona. In sostanza grazie ad un Parlamento di nominati la longa manus di Bruxelles ha acquisito un potere completamene inimmaginabile senza questo correttivo. Quale Parlamentare, con voto di preferenza, avrebbe bruciato il proprio consenso approvando le misure di lacrime e sangue che da lì a qualche anno sarebbero arrivate? La nomina è stata dunque un passaggio chiave, letteralmente decisivo per la fine della Repubblica Italiana e lo dobbiamo in via addirittura principale proprio alla Lega Nord.

Ma non è finita qui. A febbraio 2006, in fretta e furia prima della fine della legislatura, la Lega propose anche la riforma dei delitti contro la personalità dello Stato. Norme mai applicate nella storia della Repubblica che tuttavia venivano riformate in urgenza a due mesi dalle nuove elezioni, pare doveroso chiedersi il perché.

La riforma, nel merito, ha nei fatti depenalizzato il cd. “colpo di Stato bianco”. Ovvero dal 2006 la cessione di sovranità nazionale o la menomazione dell’indipendenza del Paese sono diventati reato solo se commessi con violenza, requisito che ante riforma il codice penale non richiedeva affatto. Allora si disse che la Lega, sempre secessionista, e fortemente (oltre che ignorantemente) razzista verso il meridione, temeva che il suo stesso statuto rientrasse nell’ambito di operatività dell’art. 241 cp. In effetti era in parte vero, la posizione secessionista era illegale sotto il profilo penale se portata avanti effettivamente con azioni concrete. Ma allora la lega non aveva attuato alcun comportamento diretto a menomare l’unità dello Stato, limitandosi alle sole parole, dunque non correva alcun pericolo per le tesi secessioniste promosse.

Tuttavia è semplice rilevare che la lega, come gli altri partiti, avevano in realtà già violato l’art. 241 c.p. e ciò non con provvedimenti volti a compromettere l’unità nazionale, ma con l’approvazione dei trattati da Maastricht in poi. Dunque ecco la sola ed unica ragione della frettolosa modifica del codice penale, sanare penalmente le cessioni di sovranità compiute e non creare ostacoli alla ratifica del trattato di Lisbona, che infatti la Lega, pur asseritamente indipendentista, votò con convinzione.

Lasciatemi dire che volere la secessione, cosa che in verità lo stesso Bossi aveva però negato già dai primi anni 90 (lo stile di dire sempre tutto e il contrario di tutto era ben radicato anche allora), per reclamare sovranità da Roma e contemporaneamente poi votare leggi atte a cederla ad organismi sovranazionali, è davvero un comportamento da TSO.

Ma i guai della lega non sono finiti qui e peraltro quanto già sino ad ora scritto è solo una sintesi, visto che vi sarebbe molto di più da dire se si esaminassero le tante leggi spiccatamente liberiste votate negli anni dal partito.

Veniamo quindi alla storia più recente, al convulso periodo che portò Mario Monti alla Presidenza del Consiglio. Tutto il male dell’austerità si imputa a Monti, ma in realtà il governo di centro destra mise in atto per primo quei provvedimenti che la BCE chiese con la famosa lettera del 4 agosto 2011. Nonostante la maggioranza di Governo il centro destra non oppose resistenze reali alle richieste di austerità di Bruxelles e anzi Berlusconi stesso, come ricorderete, prima gridò al golpe subito imputandolo all’aver pensato di lasciare la zona euro, ma poi sostenne con entusiasmo il governo Monti, dimostrando di essere più parte del complotto che vittima. O quantomeno, nella più benevola delle ipotesi, Berlusconi antepose i suoi interessi economici al bene dell’Italia.

Poco prima della caduta il centro destra, Lega Nord compresa, votó compatto i disegni di legge contenenti le disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012), il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2012 ed il bilancio pluriennale per il 2012-2014, così come richiesti da Bruxelles. Ovvero tutto ciò che poi Monti metterà in pratica era stato già deciso anche dalla Lega Nord, che poi si metterà solo strategicamente all’opposizione. 

Posizione all’opposizione in cui comunque la Lega ha partecipato a provvedimenti liberticidi come l’approvazione del pareggio in bilancio in Costituzione. Non ci fu voto favorevole alla riforma Costituzionale, ma poi Giorgetti, il vice presidente federale della Lega, convintissimo europeista, predispose il progetto di legge d’attuazione al pareggio in bilancio.  

Sono questi gli anni in cui la lega, rasa al suolo dai noti scandali interni, lanciò la figura di Salvini (o meglio la lanciò Berlusconi sulle reti Mediaset in cui Salvini sembrava aver preso la residenza in quel periodo). Dalle TV di Berlusconi, Salvini ci raccontava di come la loro ostilità a Bruxelles e a Berlusconi fosse totale e di come si doveva prendere una precisa linea politica che mai più avrebbe riportato agli errori del passato.

Come sempre stare all’opposizione paga e il consenso della Lega tornò a crescere. Ma a quel punto ecco nuovamente i primi accordi elettorali con il resto del centro destra con cui a parole la Lega non avrebbe più voluto avere nulla a che fare, Salvini era stato tranciante a dir poco sul punto, come provano i tanti video che circolano in rete e che oggi creano un certo imbarazzo.

Gli accordi per le elezioni amministrative, penso ad esempio a quello alle Regionali in Liguria, ovviamente anticipavano già il futuro percorso della Lega e l’abbandono delle posizioni intransigenti di uscita unilaterale dall’euro, che infatti si sono consolidate nell’incredibile inversione ad “U” degli ultimi mesi in cui lo stesso manuale scritto da Borghi, il noto “basta euro”, é stato messo definitivamente in pensione per sostituirlo con un programma assolutamente speculare ad esempio a quello del PD o di LeU, nei quali si chiede semplicemente che l’Europa cambi verso abbandonando l’austerità. Lo stesso Borghi, il cui eloquio fluente quando parlava di euro exit dimostrava oltre che competenza, anche grande fiducia in ciò che stava dicendo, oggi si trova goffamente a balbettare quando tenta di spiegare soluzioni impraticabili come quella dei minibot. Il linguaggio del corpo parla per lui.

Anche Alberto Bagnai, dopo sole poche settimane di Lega, già si pone diversamente, rifugiandosi in articolati tecnicismi laddove si trova costretto a dire il contrario di ciò che affermava solo pochi mesi fa. Dato apprezzabilissimo ascoltando le sue ultime interviste su Byoblu, dove si parla di uscita dall’euro solo quando tutti in Europa la vorranno, escludendo ogni iniziativa unilaterale da parte dell’Italia, che ancora una volta non dovrà essere protagonista del suo destino.

D’altronde io c’ero a Milano, all’ultima conferenza in cui tutti assieme, Borghi, Salvini e Bagnai, sventolavano il “basta euro” come unico programma di salvezza nazionale. C’ero quando Salvini disse “mai più con chi in Europa siede al fianco della Merkel”, così alludendo ancora ad un no all’accordo con Berlusconi. Ma c’ero anche quando, dopo qualche settimana, Salvini annunciò l’accordo con Berlusconi per la nuova tornata amministrativa, parlo delle elezioni del 2017.

Oggi poi la Lega avrebbe anche l’occasione di allearsi all’altra forza asseritamente euroscettica, il m5s, ma ovviamente declina essa stessa l’invito, e lo fa sempre per la semplice ragione che appunto fin dagli anni 90 essa è solo un intelligente strumento di disattivazione del dissenso in salsa liberista ed anti Stato. Ovvero la perfetta falsa opposizione di cui Bruxelles aveva bisogno per consolidarsi,  facendo in modo che il dissenso rimanesse sempre polarizzato su posizioni errate e di mera facciata.

È bastato poco purtroppo per fregare il popolo italiano, la crisi richiede soluzioni rapide e quindi, anche chi ad un’analisi oggettiva dovrebbe risultare completamente privo di credibilità, diventa nella disperazione e anche grazie ai media, l’ultima speranza del Paese. Non importa se è una speranza che fallisce da oltre venticinque anni.

In tutto questo la rabbia più grande la riservo proprio verso quegli intellettuali che, per la pur comprensibile fretta di salvare il Paese (io stesso non credo in disegni di lungo periodo, benché stimi incondizionatamente chi li attua), hanno finito per asservirsi attivamente a quei meccanismi di controllo concepiti appositamente per impedire allo stesso Paese di salvarsi.

Speriamo che il loro gravissimo errore non ci sia fatale perché la prossima potrebbe essere davvero la legislatura degli Stati Uniti d’Europa e forse non avremmo più occasioni di liberarci con metodi democratici una volta che si insidierà sul nostro territorio l’esercito europeo, vera linea rossa della nostra storia.

Ora i più patologici tifosi della Lega penseranno ancora per qualche tempo che io stia rosicando per il risultato elettorale. Sommessamente vi ricordo ancora che neppure ero capolista a queste elezioni, la mia scelta di campo è stata solo il frutto dell’incontestabile ragionamento che avete appena letto. Ovvero che le sole forze che possono salvare il Paese sono quelle che non ridiscutono euro e trattati, atti criminali posti in essere dal potere finanziario contro l’intera Europa, ma che vogliono spazzarli via insieme a chi li ha voluti ed ideati. Ho solo dato il mio aiuto a questa posizione senza chiedere nulla in cambio, d’altronde se Borghi avrà onestà intellettuale non credo che non ammetta che mesi fa mi voleva in Lega, come responsabile economico della Regione Liguria, per poi mandare in Parlamento persone come me a dare battaglia. Caro Borghi il tuo intento era nobile, ma ho capito prima di te che ci avrebbero semplicemente usato.

Avv. Marco Mori – CasaPound Italia, autore de “Il tramonto della democrazia, analisi giuridica della genesi di una dittatura europea”, disponibile on line su ibs