Gen 17

Giocate a Monopoli ed il neoliberismo vi apparirà per ciò che è: un crimine!

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In questi anni il mantra liberista ha impregnato la società. Ci hanno riempito di sciocchezze ed hanno persino cambiato molti dei testi di economia in uso, un manuale di fine anni novanta è molto diverso da quelli attuali. Si è fatto passare il neoliberismo come quell’ideologia che superò gli errori di Keynes. Ci hanno raccontato che se il mercato è libero si raggiunge il massimo benessere.

Come sempre, quando si raccontano frottole, si finisce anche per condirle con qualche verità, perché effettivamente è vero che Keynes, nella logica neoliberista, un errore lo aveva commesso. Il padre della macroeconomia pensava infatti ad una società in cui lo sviluppo interessasse la popolazione in misura omogenea, in cui l’economia fosse al servizio del popolo. I neoliberisti invece vogliono che la ricchezza (e conseguentemente il potere) sia ad appannaggio di una ristretta oligarchia, in una moderna versione della legge del più forte che ha purtroppo caratterizzato la nostra storia fino ai giorni nostri. Il neoliberismo dunque è davvero una scienza economica che funziona perfettamente, solo che non ci dicono davvero chi sono le persone che ne traggono giovamento.

I nostri Padri Costituenti, contrariamente ad oggi, avevano capito tutto ed infatti consideravano questa ideologia abbondantemente superata. Avete capito bene! La ritenevano superata nel 1947. Essi attribuivano al liberismo la colpa della seconda guerra mondiale e lo trattavano per ciò che era, una tecnica utilizzata per soffocare la democrazia. La concezione economica liberale era dunque bocciata già nei verbali dell’Assemblea Costituente, poiché, citando ad esempio Aldo Moro, non era idonea a portare al maggior benessere possibile. La parte economica della Carta ha dunque ripudiato questa vigliacca ideologia, anteponendo l’interesse pubblico a qualsiasi iniziativa privata e prevedendo uno Stato che debba disciplinare, controllare e coordinare tutti mercati. Davvero suona incredibile che dopo il fallimento clamoroso e cruento del liberismo ci si beva le sciocchezze neoliberiste, eppure è esattamente così che è andata.

Fermi questi concetti generali, con questo articolo voglio fare un semplice esempio, idoneo a risvegliare dal torpore chiunque abbia creduto e creda ancora in questa ideologia criminale. Usiamo come esempio il gioco del Monopoli, ve lo ricordate?

Esso rappresenta un esempio perfetto di liberismo. Nel gioco non esiste alcun intervento redistributivo della ricchezza da parte dello Stato, tutto è lasciato alla legge del più forte o anche solo del più fortunato, e ciò cosa comporta? Vi sembra che accada la frottola che i neoliberisti raccontano? In un sistema in cui il reddito non è redistribuito, la ricchezza si accentra, via via, nelle mani di un solo giocatore, che alla fine diventa padrone di ogni bene mentre gli altri falliscono.

In questi giorni i media hanno ribadito alcuni dati sull’economia mondiale, solo 8 persone detengono il 50% della ricchezza complessiva. Inoltre, se si prende in considerazione un numero di persone maggiori, precisamente l’1% della popolazione, si scopre che esse detengono addirittura il 99% della ricchezza, sempre complessiva.

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Pochi individui sono padroni di tutto mentre gli altri falliscono o, più frequentemente, muoiono. Quello della vita reale è un sistema molto più complesso del Monopoli, ma ne osserva comunque pedissequamente gli stessi principi, se non distribuisci ricchezza alla fine tutto si accentra nelle mani di pochi, così dicendo addio anche alla democrazia. Questa è una legge base in un sistema economico in cui non si interviene per fermare chi vince troppo, il totem della meritocrazia assoluta è dunque un semplice scherzo della natura, idem quello della competitività. Chi lo propone non ragiona nel lungo periodo, dimostrando una visione d’insieme che non supera i cinque minuti.

Il Monopoli poi, oltre a spiegarci che appunto se non redistribuisci le ricchezze le persone periscono, ci dimostra anche un’altra cosa molto interessante. Adottare politiche espansive, con una banca centrale che immette moneta, non elimina gli effetti catastrofici del neoliberismo. Ovvero non conta se ad ogni passaggio dal via tutti i giocatori prendono denaro creato dal nulla, alla fine comunque vince un solo giocatore, perché la ricchezza che arriva dalle “politiche espansive” codificate nelle regole del Monopoli, non può comunque nulla contro il progressivo ed inevitabile accentramento della ricchezza, la redistribuzione resta un fattore decisivo e fondamentale. Gli USA, malgrado la banca centrale, aumentano sempre il numero di poveri, perché sono un esempio scolastico di come le politiche neoliberiste portano nel tempo a povertà diffusa.

Infine possiamo fare un’ultima osservazione, sempre grazie a questo gioco istruttivo. Pensate ad un Monopoli dove al passaggio dal via dovete pagare anziché prendere soldi. Che succede in questo caso? Semplice! La partita finirebbe rapidissimamente, con i giocatori che falliscono a tempo di record. Certo, in questo caso probabilmente nessuno dei giocatori farebbe in tempo ad avere ricchezza, i soldi immessi nel sistema sarebbero troppo pochi, così anche il vincitore sarebbe, in definitiva, assai povero. Ma infatti la nostra società non ha fatto da subito austerità.

Se si iniziasse la partita con il prendere normalmente soldi ad ogni passaggio dal via e poi si cambiassero le regole in corso del gioco, quando già un giocatore è diventato più forte degli altri, i primi danneggiati sarebbero quelli meno ricchi, fallirebbero più rapidamente e “l’oligarca di turno” si prenderebbe tutto con maggiore velocità. Nel Monopoli, in sostanza, si attuano politiche espansive per far divertire i giocatori, la partita è resa così volontariamente più lunga di quanto avverrebbe altrimenti.

Questo ci fa capire che quando nella vita reale si fa austerità perenne, come abbiamo deciso firmando i trattati europei, e dunque quando uno Stato, ad ogni esercizio (l’equivalente del passaggio dal via…), ci toglie più di quanto ci da con la spesa pubblica, lo fa per rendere la partita molto corta, e far fallire tutti i rivali del giocatore più forte velocemente.

Visto che i “giocatori” nel mondo sono molti di più che a Monopoli, senza austerità perenne, il processo di accentramento della ricchezza nelle mani di pochi avverrebbe comunque, ma avverrebbe troppo lentamente per i gusti dell’oligarca di turno, che evidentemente, da qualche anno a questa parte, non aveva più voglia di aspettare. Insomma, come ben ricordava Padoa Schioppa (prima di “schioppare”), hanno deciso di metterci rapidamente davanti alla durezza del vivere. Nella vita reale il giocatore più forte ha avuto un vantaggio che a Monopoli non esiste. Potendo diventare, data la ricchezza, un potere politico, ha cambiato le regole durante il corso della partita, per chiudere il gioco a suo favore con rapidità.

Che meraviglia il neoliberismo… basta un poco di austerità… ed il più povero perirà…

Per questo occorre l’introduzione nel nostro codice penale di un nuovo reato, quello di “attuazione di politiche neoliberiste”. Laddove si impedisce allo Stato di intervenire in economia per attuare la necessaria redistribuzione della ricchezza, limitando il più forte in favore del più debole, si è in presenza di un un fatto gravissimo, che dovrà finalmente essere punito duramente dall’ordinamento. Altro che la corruzione… 

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Avv. Marco Mori – autore de “Il tramonto della democrazia, analisi giuridica della genesi di una dittatura europea” disponibile on line su ibs.