Ago 19

Nazionalizzare autostrade è possibile?

In queste ore si sono ventilate varie ipotesi sugli scenari futuri dopo la tragedia del ponte Morandi a Genova.

Il Governo ha annunciato in pompa magna la volontà di revocare la concessione rilasciata ad Autostrade per l’Italia S.p.a., senza però mettere in discussione le privatizzazioni già compiute. La replica della concessionaria non si è fatta attendere, ricordando come il contratto preveda in tale ipotesi una penale che potrebbe superare i 20 miliardi.

La questione della penale, come ho già chiarito nel video che trovate alla fine del post è però una bufala, infatti in caso di risoluzione per inadempimento della concessionaria ad essa non spetta alcuna penale, anzi dovrà risarcire il danno.

Le probabilità che autostrade riesca a dimostrare la non imputabilità dell’inadempimento sono remote (oggi l’inadempimento è oggettivo perché il ponte è crollato e l’autostrada interrotta). L’onere della prova dal punto di vista civilistico è sostanzialmente invertito, come ribadito dalla Cassazione a Sezioni Unite n. 13533/2001. Non è dunque lo Stato a dover dimostrare la colpa di autostrade, ma è autostrade a dover dimostrare che l’inadempimento non le è imputabile secondo la normale logica contrattuale.

Il problema però che una causa richiede tempo per arrivare a termine e nel mentre Autostrade s.p.a. conserverebbe la concessione e i relativi guadagni alle nostre spalle, guadagni oggi sporchi di sangue.

Ecco che allora la cosa più logica da fare è quindi nazionalizzare, precisamente nazionalizzare la società concessionaria e poi fonderla con Anas. Con questa azione, legittima ex art. 43 Cost., lo Stato subentrerebbe in tutti i rapporti attivi e passivi alla concessionaria.

Ed è proprio questo “il bello”. Autostrade s.p.a. oggi vede il proprio valore sostanzialmente azzerato, sia, seppur marginalmente, per i danni che dovrà risarcire alle vittime, sia soprattutto per il fatto che il valore è influenzato dal fatto stesso che perderà le proprie concessioni per inadempimento entro qualche anno. Dunque l’indennizzo che avremmo l’obbligo di corrispondere al soggetto espropriato sarebbe sostanzialmente prossimo allo zero ed in ogni caso fatto il provvedimento di esproprio in cui l’indennizzo sarà ridotto all’osso sarebbe la concessionaria a dover far causa e, salvo sospensive, l’espropriazione avrebbe effetti immediati. Peraltro la sospensiva dell’esproprio da parte dell’autorità giudiziaria è un non senso in termini visto che una delle parti in causa è lo Stato, che può intervenire sulle norme e dunque mettersi al riparo (in anticipo) da ogni sorpresa con facilità.

Sarebbe anche possibile un decreto legge ad hoc e dunque agire in via speciale rispetto alla normativa generale sugli espropri, cosa che raccomanderei caldamente.

Nazionalizzata la concessionaria i risarcimenti civili saranno in capo allo Stato, ma si tratta di somme quantificabili in pochi milioni di euro. Somme che peraltro è giusto che i danneggiati ricevano rapidamente, cosa che l’attuale Autostrade S.p.a. difficilmente farebbe, normalmente con Autostrade si va in causa anche per poche migliaia di euro, ve lo dico per esperienza professionale diretta.

Peraltro lo Stato potrebbe poi rivalersi, quantomeno in parte, verso le persone fisiche che dovessero essere ritenute responsabili del crollo del ponte in sede penale, dove non esiste alcuna inversione dell’onere probatorio, a differenza di quanto detto in ambito di responsabilità contrattuale. 

Ho cercato volutamente di essere meno tecnico possibile, ma la strada più logica è questa, senza dubbio: nazionalizzare la concessionaria.

Vale solo la pena ricordare in chiusura come sia stato insensato, anzi criminale, privatizzare servizi pubblici essenziali erogati in regime di monopolio. In questi anni le autostrade avrebbero potuto costare molto meno ai cittadini, senza arricchire società come Atlantia, con sede in Lussemburgo, oppure quantomeno garantire profitti da reinvestire per il Paese allo Stato stesso.

Follia delle privatizzazioni che iniziò anche con Paolo Savona, ma questa è un’altra storia…

Avv. Marco Mori, CasaPound Italia, autore de “Il tramonto della democrazia, analisi giuridica della genesi di una dittatura europea”, disponibile on line su ibs.