Nov 23

Lega Nord: la Syriza italiana.

Tutti, tranne chi si approccia alla politica con la logica del tifoso da stadio, hanno visto l’inversione ad “U” nelle politiche della Lega dalle amministrative del 2017 in poi. Prima il programma era “secco”, c’era il “Basta Euro” del buon Borghi. Un libricino dove, in maniera semplice, si spiegava la necessità di uscire dall’Euro unilateralmente e senza ulteriori ritardi per porre fine alla situazione di crisi in cui versa il Paese.
Sempre prima delle amministrative, con me presente tra il pubblico, Matteo Salvini dichiarava durante un evento a Milano, alludendo palesemente a Silvio Berlusconi, che non sarebbe mai più Stato alleato di chi in Europa siede con il PPE (il partito popolare europeo) della Merkel e ribadiva che il programma della Lega era il “Basta Euro”, sventolandolo verso la platea.
Poi sono arrivate le amministrative. Senza neppure un filo di vergogna, pur avendo detto fino a dieci secondi prima, basta all’alleanza con forze del PPE, ecco il grande inciucio con Forza Italia, giustificato dall’esigenza di sottrarre alcune città ai Comunisti. Dove poi questi vedano i Comunisti in Italia davvero mi sfugge…
All’epoca delle amministrative mi ero candidato a Genova, per tentare nuovamente, come fatto anni prima in Toscana, di usare la par condicio al fine di informare sul crimine dell’euro, dei vincoli di bilancio e del liberismo. Così alla mia critica circa l’incoerenza della Lega nell’allearsi con Berlusconi, i più tifosi, hanno iniziato a rispondere che lo dicevo solo per prendere più voti. Cioè per questi tifosi, con un ragionamento logicamente ineccepibile, quello che voleva raggiungere la poltrona diventavo io, mentre coloro che fino a cinque minuti prima dicevano esattamente il contrario di ciò che sono andati poi a fare, evidentemente erano irreprensibili. Misteri della fede…
Poi c’era un’altra fronda di tifosi che invece diceva più o meno questo: “ma Mori le amministrative sono una cosa diversa, dobbiamo togliere le città alla sinistra”. Tra essi si annovera anche Claudio Borghi che ha ripetuto il ritornello per tutta la campagna elettorale e forse alla fine se ne è pure convinto davvero. Ma ancora l’obiezione a questo ragionamento è ovvia e tranciante, in primis dov’è la sinistra? Il PD, il partito che esegue alla lettera l’agenda delle multinazionali e le annesse politiche liberiste sarebbe sinistra? Evidentemente c’è chi usa informarsi leggendo topolino, se c’è una cosa che manca in Italia è proprio una vera sinistra che rappresenti la naturale barriera ideologica al liberismo.
In secondo luogo amministrare una città con i vincoli di bilancio europei è totalmente inutile, si diventa solo un commissario liquidatore, rapidamente odiato da tutta la città. Non a caso chi già amministra non viene praticamente mai rieletto, ma viene sostituito con l’opposizione. Ecco perché ho provato a spiegare in campagna al candidato del centro destra a Genova che, o si metteva in urto con il Governo per superare i vincoli di bilancio, o la sua candidatura era qualcosa di meno che inutile. Per tagliare basta un commissario prefettizio, basta un utile contabile. 
La realtà comunque è e resta solo una, ovvero quella che l’alleanza alle amministrative aveva come scopo unico la distribuzione delle poltrone per accontentare la base del partito. Nulla di più. Sempre gli stessi tifosi, quindi sempre quelli che mi dicevano “Mori le amministrative sono una cosa diversa”, aggiungevano poi: “guarda che l’alleanza con Berlusconi per il nazionale non è scontata, deve accogliere le nostre posizioni su euro ed UE”Mi ricordo una dozzina di tweet di Borghi con frasi similari, frasi che bollavo come risibili visto che, in verità, l’alleanza era già cosa fatta. Ma lui negava, negava, negava.
Claudio da quando si è trasformato da intellettuale a uomo politico, ha perso il suo libero arbitrio e non lo dico con intento provocatorio, ma con autentico e vero rammarico, sperando anzi di recuperarlo alla causa “sovranista”. Ne ebbi un’avvisaglia già ai tempi in cui la Lega gli regalò, in cambio della sua fedeltà evidentemente, un’inutile (ai fini della sua lotta all’euro) ma ben remunerata, poltrona al Consiglio Regionale della Toscana come sostituzione della mancata elezione al Parlamento Europeo dove preferirono mandare Borghezio. Durante quella campagna Borghi, appena indossata la casacca leghista, in una trasmissione TV in cui eravamo assieme come ospiti, disse testualmente “al pronto soccorso, prima gli italiani”. Allora non fiatai, non lo volevo contestare apertamente, apprezzavo la sua lotta all’Euro, ma è evidente, specialmente a chi come lui sa bene che la moneta disponibile è illimitata, che l’ordine di accesso ai trattamenti di soccorso non può dipendere dalla razza ma dalla gravità. Una cosa è regolamentare l’immigrazione, azione sacrosanta, altro è distinguere tra vite di serie A e vite di serie B.
Con queste premesse che dovevo aspettarmi? Com’è andata a finire è poi storia recente. Prima la Lega ha cominciato a dire che non si poteva più uscire dall’Euro unilateralmente perché la Le Pen aveva perso in Francia e che dunque occorreva dialogare con Bruxelles, ma solo per concordare l’uscita. Abbiamo apprezzato video di leghisti, in verità balbettanti, che tentavano di sostenere la logicità di questa idea.
Poi si è passati al dialogare per modificare i trattati, perché loro sono convintamente europeisti, e solo in caso di risposta negativa si sarebbe reso necessario lasciare l’euro. Dopo qualche giorno si poi specificato che però l’euro non si può in ogni caso lasciare di colpo, perché occorre prima prepararsi e sono stati lanciati i cd. “minibot”.
Che occorra prepararsi all’exit è indubbio, ma una grande forza euroscettica, che usa le elezioni come mezzo per attuare il suo programma e non già come mezzo per occupare poltrone, avrebbe dovuto prepararsi prima della vittoria elettorale e non pensarci dopo. Per uscire dall’euro, l’ho detto e l’ho ridetto, come lo hanno detto anche persone più note di me, serve un piano industriale dettagliato (che per inciso la Lega non ha mai nemmeno nominato), un software ed un hardware per i pagamenti elettronici e nuova carta moneta.
I minibot sono quindi una mossa propagandistica al pari di quanto lo erano i noti 80 euro del buon Renzi. Se mai si tentasse di attuarli sarebbero semplicemente la ricetta per portare l’Italia in pasto alla Troika visto che solo per mettere in circolo i primi titoli di Stato di piccolo taglio, che poi saranno usati come moneta, servirebbero mesi nei quali Bruxelles farebbe facilmente carne di porco del Paese. Appena in un’asta il MEF non dovesse vendere tutti i titoli di Stato non avremmo più neppure i soldi per pagare stipendi e pensioni alla fine del mese. Senza un sistema di pagamento nazionale, ed un piano industriale ben chiaro in mente e già pronto, è impensabile anche solo concepire l’idea di sfidare Bruxelles, salvo che l’idea non sia solo quella di far semplicemente finta di sfidarla. 
Tempo ancora qualche giorno e il famoso “basta euro”, quello che Salvini sventolava a Milano, è stato addirittura messo in pensione definitivamente, sostituito con un nuovo libricino sui minibot. Non vedo l’ora di leggerlo perché sarà comicità allo stato puro… Trovo sempre divertenti le arrampicate sugli specchi. D’altronde pensare che Bruxelles ci lasci stampare la moneta che ci serve per eliminare la sua forza di ricatto è un pò come se durante la seconda guerra mondiale fossimo andati da Hitler a chiedere in prestito le sue fabbriche per costruire le armi necessarie a sconfiggere il Reich. Chiamare demenziale una simile idea è fare un complimento ai suoi autori. E francamente Borghi è troppo intelligente per credere davvero a questa fesseria.
Infine la Lega si è superata negli ultimissimi giorni. Ha votato il Rosatellum, la legge elettorale che abolisce il voto di preferenza e garantisce per la prossima legislatura a PD e Forza Italia di avere i numeri per sostenere un governo di larghe intese utile a portare avanti il memorandum lacrime e sangue che la Troika imporrá all’Italia dalla fine dell’acquisto dei nostri titoli di Stato da parte di BCE, ad oggi prevista per ottobre 2018. 
Con la legge elettorale emendata dalla Consulta non sarebbe invece stato possibile avere una maggioranza in grado di votare sì a nuova austerità, anche perché se i Parlamentari fossero stati scelti con il voto di preferenza, applicare ancora misure di lacrime e sangue gli avrebbe garantito la non rielezione. Se sono scelti dal partito invece i Parlamentari fanno, in larga misura, ciò che il capo ordina. La giustificazione di Salvini è stata “ho sempre detto che ero pronto a votare qualsiasi legge elettorale, perché l’importante è che si voti subito”. Ma forse Salvini non ha notato che la legislatura era finita e che ormai l’approvazione della legge elettorale non anticipava più il voto nemmeno di un giorno.
Infine proprio ieri, sempre Salvini, ha limato ancora la posizione “battipugnista” della Lega. Con il tweet che ho messo come copertina di questo post ha sostanzialmente detto che non si uscirà subito dall’euro nemmeno dopo che Bruxelles avrà detto no alla riforma dei trattati. A quel punto si inizierà solamente a discutere con gli italiani delle ulteriori opzioni sul tavolo e del piano B che si basa sugli inapplicabili minibot.  
Vi ricordate il referendum di Syriza per chiedere ai Greci, a banche chiuse peraltro (che è ciò che succede in automatico appena si sfida l’UE), se volevano ancora austerità oppure no? Ecco fissate quell’immagine, perché l’idea di Salvini porta a quelle conseguenze.
Ora cari leghisti, sicuramente chi di voi è turbato da quanto ho scritto si farà forza, risollevandosi subito dopo, nel pensare “Mori lo fa solo per i voti, è invidioso della lega!”Già sono così invidioso da non aver mai richiamato chi ai tempi, dopo avermi invitato come relatore ad una conferenza, mi disse “parliamo della tua candidatura a Genova”, persona che peraltro mi sta pure simpatica perché è una delle eccellenze che restano purtroppo in Lega. Sono così invidioso poi da non aver nemmeno ipotizzato di accettare la carica, che anche a livello nazionale, mi avevano proposto già qualche mese prima. Sono tra quei folli che ha detto no alla poltrona non essendo disponibile a barattarla con compromessi ideologici di sorta.
E sapete perché l’ho fatto? Perché non sono così poco attento da non aver capito, anche quando la posizione della lega era apparentemente no euro, cosa fosse davvero quel partito, quali fossero le sue enormi responsabilità storiche.
Dopo Bossi e gli scandali la Lega era letteralmente morta, completamente azzerata. Non c’era alcuna possibilità di recuperare, ma poi accadde l’incredibile. Improvvisamente Salvini, prima completamente sconosciuto al grande pubblico, iniziò a comparire su ogni TV ed in ogni trasmissione e magicamente ecco risorgere la Lega. Tutto secondo copione con accordi già scritti fin dal principio in un partito peraltro spiccatamente liberista e che dunque non ha uomini che hanno capito qualcosa della genesi della crisi economica in cui l’euro in definitiva è solo uno strumento in mano ad un’ideologia, appunto il liberismo.
Posso anche fermarmi tanto non convertirò i tifosi, continueranno a rassicurarsi pensando che voglio solo la poltrona… Peccato sarebbe stato bello provare a salvare il Paese nella prossima legislatura, almeno provarci.
Un’ultima osservazione però in effetti la posso fare. La strategia politica della Lega, per chi punta solo a coltivare il proprio orticello è un vero capolavoro. Sanno perfettamente che con Berlusconi non ci sarà mai alcun braccio di ferro tra il governo e l’UE. Dunque basterà sfilarsi dalla maggioranza al momento opportuno ed avranno pure mantenuto la loro verginità sovranistà, in tempo per prendere per i fondelli gli italiani ancora una volta nel 2023, qualora servisse.
Nel 2018 votate anche Satana se si candiderà, purché abbia nero su bianco l’uscita unilaterale da euro ed UE, tutti gli altri partiti sono speculari ed equivalenti, meri collaborazionisti dell’UE. Non mi rallegro dal passare da un Governo del centro sinistra ad uno del centro destra, come non mi sono rallegrato quando dal centro destra si passò a Mario Monti (poi però sostenuto da parte del centro-destra stesso). Sono più di vent’anni che vediamo l’alternanza e nulla è mai cambiato. Sbagliare una volta ci sta, ma perseverare diventa sinonimo di stupidità. Il voto a partiti istituzionalizzati oggi è una mera illusione, tutto deve cambiare perché nulla possa cambiare.
Ora qualcuno mi insulterà, ma rileggendo questo post tra un paio di anni vi sentirete davvero sciocchi…
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Avv. Marco Mori, autore de “Il tramonto della democrazia, analisi giuridica della genesi di una dittatura europea” disponibile su ibs